"Non vedo, non sento, non parlo". Tante volte abbiamo sentito questa massima, associata alle iconiche tre scimmie sagge entrate nella cultura collettiva. Ma che cosa significa davvero?
Le origini
Le tre scimmie sono le guardiane del santuario shintoista di Toshogu (1617), in Giappone, e rappresentano l'ancor più antica massima: "Non vedere il male, non sentire il male, non parlare del male".
Le scimmie sono rispettivamente conosciute come:
🙈 Mizaru (見猿), che non vede il male;
🙉 Kikazaru (聞か猿), che non sente il male;
🙊 Iwazaru (言わ猿), che non parla del male.
In alcune rappresentazioni tradizionali è possibile trovare anche una quarta scimmia, con le braccia incrociate, che invita a non compiere il male.
Perché proprio le scimmie?
Un fatto curioso e quasi casuale! L'associazione di questa antica massima alle scimmie non è originaria. Deriva da un gioco di parole tra -zaru (che indica la negazione sui tre verbi) e zaru come variazione di saru, ovvero scimmia, utilizzata nelle parole composte.
Dal tempio allo smartphone
Al giorno d'oggi, oltre ad essere molto apprezzate come elemento d'arredo, le tre scimmie sagge ci accompagnano quotidianamente sui nostri smartphone e sui social media, sotto forma di emoji! Persa la loro aura di saggezza, ci aiutano a enfatizzare un messaggio, esprimere un concetto e rallegrare le chat con gli amici all'insegna della gioia e dell'empatia.
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